Prima di tutto siamo andati nel bosco a tagliare alcuni giovani castagni per farne i pali della struttura portante. Dopo averli tagliati a misura e scortecciati abbiamo interrato i 4 pali portanti a 50-60cm di profondità. A questo punto abbiamo intagliato i punti di congiunzione tra i vari pali in modo da creare la struttura portante.
Avendo un terreno molto argilloso proprio nel punto dove abbiamo costruito il forno, abbiamo scavato una buca proprio affianco per poter creare l’impasto per le palline di argilla e paglia (tagliata corta). Per avere delle buone palline per questo lavoro, secondo me, è bene abbondare di paglia e avere un impasto abbastanza bagnato da avere delle palline che restano bene assieme, compatte, ma che mantengano una certa malleabilità.
Per il camino abbiamo usato un cerchio di ferro (forse di una vecchia botte) e lo abbiamo piegato in questa maniera in modo da avere una struttura di base su cui appoggiare le palline:
Le palline non vanno semplicemente appoggiate l’una affianco all’altra ma è necessario appiccicarle tra loro con un colpo secco, non dall’alto verso il basso ma un po in diagonale. Per questo è bene avere un impasto abbastanza malleabile, in modo che ” spiaccicandole ” assieme leghino bene tra loro.
Visto che l’argilla, soprattutto quando bagnata, ha un suo peso considerevole, abbiamo avuto la necessità di un sostegno momentaneo alla bocca del camino:
Mentre si saliva in altezza abbiamo dato una forma interna del camino che possa favorire il flusso del fumo (almeno così crediamo);
Come per la cupola, abbiamo posizionato le palline a ”gironi” e mano a mano che si saliva di livello abbiamo dato al camino la forma che volevamo:
A questo punto siamo tornati a lavorare alla tettoia fissando i travetti (preparando gli appositi buchi perchè sennò ci si storcevano tutti i chiodi):
Dato che abbiamo usato pali presi dal bosco e non materiale perfettamente dritto e squadrato, abbiamo fatto degli aggiustamenti dove serviva con la pialla per creare (più o meno) un piano dove poi appoggiare le tegole:
Abbiamo continuato a fissare i travetti fino ad arrivare sopra l’uscita del camino e abbiamo poi continuato a salire con i giri di palline di argilla fino ad arrivare all’altezza dei travetti. Nella foto qua sotto si vedono anche spuntare i fili di ferro che abbiamo fissato dentro al camino che poi serviranno per legare il comugnolo:
Come base per il comignolo abbiamo usato un foglio di rame a cui abbiamo fatto un buco centrale con il bordo rialzato (in modo che l’acqua n on entri nel camino quando piove).
Posizionato il comignolo lo abbiamo fissato con il fil di ferro:
Infine abbiamo continuato a fissare i travetti e a posizionare le tegole e questo è il risultato finale:
Aprile scorso ci siamo cimentati nella costruzione di questo forno a legna cercando di utilizzare solo (o quasi), il materiale che avevamo sul posto. E nello specifico abbiamo usato: sasso per il basamento (riciclato dal forno precedente, quindi già selezionati e squadrato), mattoni rossi di un vecchio forno di un rudere qui nelle vicinanze (non sembra che siano refrattari ma fanno un ottimo lavoro), argilla (direttamente quella che abbiamo tirato fuori dallo scavo per le fondamenta), sabbia (dal fiume sotto casa), una porta per forno con battente (trovato da un “robi vecchi”) e un pizzico di calce con uno sputo di cemento dentro (e questi sono gli unici elementi comprati).
Per prima cosa abbiamo tracciato l’area in cui volevamo fare il basamento e abbiamo scavato ad una profondità di 50 cm, in modo da creare lo spazio per le fondamenta larghe 40 cm. il perimetro complessivo è di 2 metri per 1,80. Abbiamo scavato una rettangolo aperto su di uno dei lati corti in modo da poter lasciare uno spazio sotto al forno dove poter mettere la legna da ardere.
Fatto questo abbiamo iniziato a posizionare le pietre in modo da creare un muretto a secco, ma dato che era la prima volta per entrambi abbiamo aggiunto un po di malta (sabbia + calce+ cemento) qua e la, tanto per sentirci più tranquilli. Arrivati ad una altezza che ci sembrava adatta (cioè che con l’aggiunta degli strati successivi saremmo arrivato ad una buona altezza per la bocca del forno, quindi tutto un po a occhio) abbiamo preso dei pali di castagno per creare un piano su cui far appoggiare il forno. Per dare una maggiore stabilità al tutto abbiamo intagliato le estremità dei pali in modo che si incastrino bene sul muretto(come si può vedere in questa immagine:
Sopra ai pali di castagno abbiamo poi steso uno strato delle loro cortecce per chiudere le fessure tra un palo e l’altro perchè successivamente abbiamo fatto uno strato di argilla in modo da creare una base liscia e in bolla. Nello stesso momento abbiamo posizionato il “davanzale” su cui poggerà la porta del forno. Come si vede nell’immagine, per pressare ben bene l’argilla ci siamo un po arrangiati con “strumenti” di fortuna. A questo piano di argilla abbiamo fatto dei bordi un po rialzati, per creare una sorta di contenitore per uno strato di sabbiamo che abbiamo aggiunto in modo da creare una superficie malleabile per poter posizionare i mattoni che formano il pavimento interno del forno. Abbiamo usato di nuovo la malta per fare questo pavimento.
Posizionata la porta abbiamo iniziato con la cupola. Questa l’abbiamo fatta sempre con i mattoni rossi spaccati a metà (in modo da avere due quadrati). Partendo dalla porta abbiamo fatto il primo giro e man mano che proseguivamo con gli altri strati abbiamo messo un po di argilla tra i due strati in modo da creare una leggera inclinazione verso l’interno.
Abbiamo riempito quella che sarà la cupola di sabbia, pressandola bene man mano che si sale di livello, in modo da mantenere ben stabili i mattoni. Per usare meno sabbia, dato che ha un certo peso specifico, soprattutto quando la si porta in salita), abbiamo prima posizionato dei secchi e contenitori vari rovesciati e poi abbiamo ricoperto di sabbia. Unica accortezza, assicurarsi che questi contenitori passino per la porta al momento che la cupola si è asciugata e si può tirare fuori il suo contenuto.
Purtroppo ci siamo scordati di fare una foto all’ultimo strato di mattoni della cupola (ma comunque più in basso c’è una foto della cupola vista dall’interno che può aiutare a dare un’idea), ad ogni modo cerco di spiegarlo al meglio: quando si è agli ultimi strati il perimetro della cupola prende una forma lunga e stretta, è invece importante cercare di mantenere una forma più circolare possibile e questo lo si fa posizionando dei mattoni aggiuntivi alle estremità appuntite. facendo questo si sono creati dei buchi qua e la che abbiamo riempito con schegge di mattoni e argilla. Arrivati all’ultimo strato ci siamo trovati con i mattoni che, rispetto alla prima fila, erano inclinati di 90° (cioè invece di avere i lato largo verso il basso avevano quello stretto) e ci era rimasto giusto lo spazio per incastrare con una certa pressione altri due mattoncini. Per aumentare la pressione, e quindi la stabilità della cupola, abbiamo inserito altre schegge di mattoni a mo di cunei qua e la.
La fase successiva consiste nel ricoprire la cupola con uno strato di argilla e paglia. La cosa ottimale sarebbe mettere uno strato di cenere setacciata tra la cupola e lo strato di argilla e paglia ma per questioni di tempistiche abbiamo lasciato stare e il risultato e ottimo lo stesso.
Il cerchio che si vede sopra la porta è l’inizio del camino che dobbiamo ancora fare e che, nella serie infinita di lavori che stiamo portando avanti ( e non), stiamo continuando a rimandare . Insieme al camino dovremo fare anche una tettoia in scandole, quando il tutto sarà pronto non mancheranno aggiornamenti. Intanto posso assicurare che la cottura del pane e delle torte è perfetta!
Era da un pò che non passavo per Bologna e dato che volevo comprarmi il libro di Jung sulla sincronicità ho deciso di farmi un giro a curiosare per le librerie della città. Con grande dispiacere ho visto che in centro ne sono rimaste poche di librerie che non siano grosse catene e quelle che sono rimaste sono quasi solo specializzate e di nicchia. Così sono entrato in quella della Edagricole a vedere se trovavo un libro sulle piante selvatiche e/o sugli alberi italiani con delle belle fotografie. Qualcosa c’era ma a prezzi, per me, proibitivi. Ma la grande sorpresa è stata trovare un libro che cercavo da 4 anni, che sapevo fuori catalogo e che oramai mi ero arreso di cercare: “Il castagno” di Giancarlo Bounous. E per di più una nuova edizione ristampata a maggio 2014 aggiornata! Anche qui il prezzo è piuttosto alto, 48 euro, penso di non aver mai comprato un libro a una cifra del genere, ma mi sono sentito in diritto e in dovere di spendere questi soldi. Ovviamente poi sono andato anche a prendere il libro di Jung, tanto per ringraziare la sinronicità di questo evento.
Tutto questo simpatico aneddoto per segnalare la ristampa di questo libro che mi sembra ben fatto e abbastanza completo per chi vuole approfondire la conoscenza di questo splendido albero.
Il progetto principale a cui sto lavorando in questo momento è quello di un tetto in scandole di castagno. Le scandole sono fondamentalmente tegole di legno che, per quanto ne sappia, vengono fatte tendenzialmente o in castagno o in abete o in larice, immagino perchè oltre a essere (ovviamente) legni duraturi (per esempio sembra che una scandola di castagno tiene bene mediamente 80 anni) anche a una continua esposizione di sole e acqua, si presta bene a essere spaccato in fette (scandole).
Per chi vuole farsi una idea di cosa sto parlando e di come lo si realizza ecco un video in italiano:
Ci sono su youtube molti altri video, pochissimi in italiano e molti in tedesco e inglese. Per chi vuole approfondire, le scandole in inglese si chiamano “shingles” e in tedesco “schindeln”.
Quello che segue è la descrizione di quello che ho fatto fino ad ora e di come intendo proseguire. Ci tengo a precisare che non sono un mastro carpentiere ma anzi sono un principiante in materia, quindi scusatemi se ci troverete delle castronerie.
La mia scelta del castagno è ovvimente dovuta al fatto che è un albero largamente diffuso nella valle dove vivo, quindi il primo passo è stato quello di aspettare l’inverno per scegliere e abbattere un numero di piante che più o meno mi è sembrato adatto alle mie esigenze. Gli alberi li ho scelti in base al loro diametro optando per quelli non inferiori ai 20-25cm (sono andato un po a occhio, non mi sono messo lì a misurare albero per albero), al fatto che abbiano meno nodi possibili, che siano belli dritti e senza che si siano avvitati su se stessi durante la crescita. Il castagneto dove sono andato è in stato di abbandono da probabilmente qualcosa come 70 anni, con gli alberi malati di cancro alla corteccia e infestato dalla mosca cinese, di conseguenza ho cercato di fare dei tagli utili a dare spazio alle altre piante ed evitare di tagliare castagni belli e sani.
Seguire la luna per i tagli non ha avuto nessun senso per me e dato che uso solo attrezzi manuali, dato che era inverno e non ho potuto lavorare tutti i giorni e dato che ho anche altro da fare nella vita oltre che tagliare alberi. Per tagliare una quarantina di castagni ci ho messo qualcosa come un mese e mezzo. Fatto questo i primi 2 li ho già tagliati a misura di 40 cm (che è la lunghezza che ho scelto per le scandole) e scortecciati mentre gli altri li ho lasciati asciugare interi. Ho fatto questo perchè se mi mettevo a tagliarli tutti a misura subito ci avrei messo molto più di un mese e mezzo per arrivare in fondo e non mi sarebbe bastata la stagione buona per il taglio. Ovviamente i 2 castagni tagliati subito a misura erano già pronti per essere spaccati in scandole dopo 3 mesi mentre gli altri no. Questo è il punto a cui sono arrivato ora che sto scrivendo. Il passo successivo è quello di scortecciarli e di tagliarli tutti a misura. Per scortecciarli ho usato un attrezzino come questo qui:
mentre per spaccare i ceppi in scandole ho usato questo:
Si può usare anche una accetta per questo lavoro ma io ho preferito procurarmi questo coltello da scandola. Per spaccare il ceppo a fette si appoggia la lama in cima al ceppo e ci si batte sopra con un martello di legno. Per il momento il legno migliore per fare questo martello mi sembra sia il frassino (rispetto ai legni che trovo nel circondario). Ho provato con la quercia e con il melo ma si sono disfatti troppo rapidamente. Un mio amico (non ricordo che legno abbia usato) ne ha uno che gli sta durando molto e sembra dovuto al fatto che lo abbia cotto in olio di lino.
Una volta che la lama è entrata nel ceppo si fa leva con il manico e la fetta dovrebbe venire via facilmente, altrimenti si cerca di far entrare megli la lama. Per lo spessore delle scandole mi tengo sui 2,5cm che mi sembra una buona misura.
Dopodichè si ha bisogno di una panca che non so come si chiama in italiano, forse panca da falegname o da incisione, non so. In Tedesco si chiama “schnitzbank” mentre in inglese credo “carving bank” o forse “carvinbg horse”.
La si può comprare, ma per ora l’ho vista solo a prezzi spropositati o in alternativa la si può costruire. In rete si trovano diversi progetti per diversi modelli.
Questa panca ci serve per lavorare le scandole con il coltello a due manici. Nello specifico è bene lavorarle sui lati per fare in modo che siano abbastanza dritti e paralleli, appianare quelle che si sono staccate dal ceppo in forme un po storte e infine fargli la punta. Il motivo pratico di quest’ultima operazione non mi è ancora chiaro ma l’effetto estetico è decisamente migliore rispetto a lasciare lo spigolo. A questo punto la scandola è pronta.
Il tetto che devo rifare è di una vecchia casa in sasso e precedentemente aveva il tetto in piane di pietra ma dato che hanno bisogno di una continua manutenzione ho deciso di rifarlo con un metodo che una volta fissato lì non ci devo più pensare (si spera). Fortunatamente il trave maestro è ancora buono ma dovrò cambiare tutti i travetti che vanno dal maestro al muro e tutti i listelli che vanno da un travetto all’altro.
Come si può vedere nell’immagine qui sopra, una fila viene coperta parzialmente dalla fila successiva e se si guarda bene si vede che, in parte minore viene coperta anche da quella successiva ancora. In questo caso ogni scandola vine coperta da altre due e ogni fila è sfalsata rispetto alla precedete. La prima e l’ultima fila invece avranno 3 strati di scandole tutte sulla stessa fila sovrapposte una sull’altra e sfalsate.
(queste ultime due immagini sono della mia prima tettoia di prova, non sono perfette ma dovrebbero rendere l’idea)
Per il colmo del tetto ci sono varie possibilità: ho visto che certe ditte piegano le scandole in modo da fare una ultima fila a cavallo dei due lati del tetto. In alternativa (come ho scelto di fare io) si può fare un lato del tetto più lungo dell’altro sul colmo in modo da avere una roba così:
Per questa soluzione è bene capire se c’è un lato dei due esposto di più ai venti che l’altro, per scegliere meglio quale fare più lungo.
Le scandole tendenzialmente vengono inchiodate ma tradizionalmente c’è chi le appoggiava sul tetto e poi sopra ci metteva pietre e tronchi a bloccare il tutto. In alternativa si possono bloccare con chiodi di legno così:
A questo link si trova una scheda tecnica che mi è stata molto utile:
Bene, eccomi qua. Apro ufficialmete questo blog con due righe di spiegazioni per gli eventuali e casuali visitatori. Questo gesto, apparente egocentrico, nasce dal fatto che non ho trovato in rete, per il momento, uno spazio dove poter accumulare del materiale che mi interessa e che voglio mettere in condivisione, uno spazio che rispetti una serie di mie necessità etiche e pratiche. Il materiale che al momento penso di condividere può essere farina del mio sacco o anche un collage di roba trovata qua e la e tendenzialmente saranno documentazioni su progetti di autocostruzione varia, appunti sull’orto e altro sempre legato alla vita in campagna e nei boschi. E poi chissà che altro. Ogni contributo è benvenuto ovviamente.
Con l’augurio possa servire anche a qualcuno oltre che a me.